#ColoriDiSpagna: giorno 6

Oggi partiamo per Tarragona. E’ l’unica città di questo viaggio che non ho mai visitato e non so bene cosa aspettarmi. Il treno parte con un po’ di ritardo ma è molto comodo ed io mi lascio trasportare dal viaggio: guardo fuori dal finestrino il paesaggio scorrere, mi perdo nei miei pensieri… amo tantissimo viaggiare in treno, è, da sempre, il mio mezzo preferito.

Arrivati in stazione ci accoglie Ivan Rodon Tenas: ve ne ho parlato quando vi ho raccontato Cosa vedere a Tarragona e non smetterò mai di dire a tutti quanto sia stato fenomenale: ci ha fatto letteralmente innamorare di Tarragona, tanto da desiderare vivamente di tornare al più presto.

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Ivan ci accompagna all’ Hotel Astari, giusto il tempo di lasciare le valigie e darci una sciacquata e siamo nuovamente con lui, pronti a scoprire la nostra prima destinazione: il Ponte del Diavolo, pochi chilometri fuori dal paese. Qua incontriamo un altro dei personaggi di rilievo del nostro viaggio, l’italiano Sebastiano Alba. Vive a Tarragona da diversi anni, dopo aver girato il mondo in lungo e in largo, ed ha un nobile intento: rivalorizzare un territorio da decenni diventato “terra di nessuno”, creando un parco ecosostenibile e a consumo quasi nullo ad esatta riproduzione di ciò che la zona era un tempo, grazie ai mecenati Puig i Valls. All’interno del parco, che visitiamo e viviamo insieme a Sebastiano e ai suoi racconti, è situato anche il Ponte del Diavolo, un antico acquedotto di epoca romana, risalente, insieme alla Tarraco Romana che visiteremo nel pomeriggio, all’epoca in cui l’Imperatore Augusto si trasferì, per motivi bellici, a Tarragona, spostando con se membri importanti dell’Impero e costruendo qui una piccola Roma, il primo e più importante insediamento romano fuori delle mura di Roma stessa. L’acquedotto è in perfetto stato di conservazione e nei secoli è stato oggetto di leggende più o meno fantasiose, da cui deriva l’attuale nome, Ponte del Diavolo.

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Lo percorriamo interamente e ci ritroviamo sotto l’arco principale. Da qui, sempre insieme ad Ivan e a Sebastiano, torniamo al nostro punto di partenza, il Casa del Guarda, dove ci attendono altri racconti ed un pranzo che definirlo luculliano è sminuirlo. Tantissime portate, tutte ottime, caratteristiche del luogo. Sopratutto i calcots in salsa romesco: eccezionali. Si tratta  di cipollotti cotti alla brace e serviti su una tegola bollente, in modo da tenerli al caldo, che si inzuppano letteralmente in una salsa a base di pomodori, aromi vari e frutta secca…

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Nel pomeriggio, con l’ovvia difficoltà legata al tanto cibo e al buon vino che l’ha accompagnato, torniamo in centro e visitiamo la Tarraco Romana. La guida ci porta in giro per la città spiegandoci nel dettaglio ogni aspetto di quel che è rimasto (o che è stato riportato alla luce) dell’antica città: sapevo che essendo un sito tutelato dell’Unesco come patrimonio dell’Umanità, mi sarebbe piaciuto, ma non credevo che ci sarebbe stato così tanto da vedere. I resti sono così evidenti che è possibile quasi immaginare la Tarraco Romana. E ci rendiamo conto che il poco tempo a disposizione assolutamente non basta per visitare Tarragona.

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Bisogna tornare e dedicare più tempo alla visita archeologica e della città (spostandosi anche verso siti leggermente fuori dal centro storico), e, più di tutto, vogliamo vivere di più il clima di Tarragona e dei suoi abitanti, passeggiare senza fretta nei vicoli, assistere alle feste e ai giochi tradizionali, camminare sulla sabbia della Costa Dorata. Ci si è davvero aperto un mondo inaspettato visitando Tarragona. E fin da subito ci è parso chiaro che Tarragona non è assolutamente una gita fuori porta rispetto a Barcellona: la città ha una dignità a sé e merita di esser vissuta intensamente. Ok, ci torneremo, questo è chiaro.

Trascorriamo il pomeriggio con la mente persa nei racconti dell’impero romano passeggiando tra le tracce così evidenti della forza imperiale e, senza accorgercene, è praticamente già ora di cena. Abbiamo appuntamento da El Llagut con Magì Seritjol e Carles Sanz Laborel, rispettivamente direttore del festival Tarraco Viva e direttore dell’ufficio del Turismo di Tarragona.

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La cena è ottima, ma ancora di più è divertente chiacchierare con i nostri ospiti, persone intelligenti e di spirito, che amano Tarragona e l’Italia quasi allo stesso modo, leggendone, e dando a noi questa impressione, il legame così forte nei secoli.

Grazie a loro ci rendiamo conto che la vera forza della città è nelle persone, nella loro identità territoriale così caratteristica e forte. Un ulteriore motivo per voler trascorre qui qualche giorno.

– Torna al link con l’itinerario alle tappe del viaggio – 

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