Primo viaggio negli States: Freedom Trail

Primo viaggio negli States: Freedom Trail

Giorno 15 (2 Novembre 2012)

La notte purtroppo non trascorre molto bene, il letto è piuttosto scomodo e ci svegliamo un po’ stanchi. La nostra prima meta è un piccolo parco vicino casa da dove si gode un bellissimo panorama di Boston. La giornata è un po’ fredda e ventosa e nel parco non c’è quasi nessuno; un silenzio irreale ci avvolge. Dopo la nostra solita colazione da Dunkin Donuts, prendiamo la metro fino a Charleston, da dove iniziamo il Freedom Trail (lo percorriamo al contrario, partendo da qui e terminando nel Boston Common…e meno male dato che la nostra prima tappa è una torre con circa 300 gradini…sarebbe stato impossibile salire a fine percorso!!!), un percorso segnato da una linea rossa che ci accompagna lungo le tappe più importanti della storia di Boston. Noi in realtà non siamo molto interessati alla storia americana, ma seguire questo percorso è comunque molto interessante e comodo (la presenza costante della linea evita l’uso di guide e mappe e noi ci chiediamo anche perché non hanno replicato questo metodo in altri posti) e ci consente di visitare il quartiere italiano dove ci divertiamo a leggere i menu dei ristoranti con nomi un po’ rivisitati tipo la pasta con salsicchia…
Camminando così tra chiese, palazzi e cimiteri, ci ritroviamo a Quincy Market. E’ ora di pranzo e pensiamo sia il caso di fermarci qui. Facciamo prima un giro tra le varie bancarelle per decidere cosa mangiare. La scelta è piuttosto vasta e ricade su zuppa di vongole (servita in una pagnotta) e lobster roll (migliore di quello assaggiato a Washington ma dal sapore non troppo deciso). Non ancora sazia prendo un bagel al formaggio e per finire la Cream Cake tipica di Boston: una tortina farcita di crema al cioccolato e ricoperta di glassa al cioccolato. Per me sa troppo di merendina ma ovviamente ad Alberto piace (in fatto di dolci abbiamo proprio gusti opposti).

Continuiamo il Freedom Trail fino ad arrivare al Boston Common dove ci fermiamo per rilassarci un po’. Scopriamo che era possibile affrontare il tour anche con delle guide gratuite che ti spiegano ogni tappa, tutte vestite con abiti antichi, ma in realtà per noi è stato meglio così, non amiamo molto le visite guidate e ancor meno quelle in inglese!
Purtroppo inizia a piovigginare, ci ripariamo prima in un Mc Donald’s prendendo qualcosa di caldo e poi al Prudential Center, dove passiamo un po’ di tempo in libreria.
Ritorniamo al nostro alloggio per riprendere il borsone lasciato lì stamattina e con la metro arriviamo fino a South Station, da dove parte il nostro autobus per New York. La stazione dei bus è organizzata benissimo, quasi come se fosse una stazione dei treni, con tabelloni che indicano da dove parte ogni autobus. Il nostro è quasi vuoto. Il viaggio è però davvero troppo lungo, oltre 4 ore, con una sosta intermedia di 10 minuti ad un Burger King lungo la strada. Io odio viaggiare in autobus, ho sempre la sensazione di sentirmi male o di dover andare in bagno. Quindi passo queste 4 ore soffrendo un po’, mentre Alberto dorme quasi tutto il tempo.

Quando finalmente stiamo per arrivare, vivo personalmente uno dei momenti più belli del viaggio…vedere da lontano il profilo di New York, dopo 1 settimana trascorsa altrove, ti fa capire che la Grande Mela è tutta un’altra storia. E’ inconfondibile, emozionante, un bagliore di luci davvero incredibile. Mi si illuminano gli occhi e so già che amo questa città e ci vorrò tornare. Sveglio Alberto, per far gustare anche a lui questo panorama. Il Crysler ed l’Empire ci danno il bentornato.
Il nostro autobus fa capolinea a Chinatown e nei nostri programmi c’era una cena cinese prima di tornare all’alloggio nel Queens. Ma non abbiamo fatto i conti con Sandy. L’uragano infatto ha lasciato il suo segno nella bassa Manathan. Chinatown è praticamente sigillata, è tutto chiuso, luci spente, la metro non circola…e fa davvero molto freddo. Aspettiamo circa mezz’ora per un autobus che ci porta ad altezza 50th strada. Da qui dobbiamo prendere un altro autobus fino a Sunnyside. Ma dopo 10 minuti di attesa non ce la facciamo più e chiamiamo un taxi. Si ferma un taxi già occupato da un’altra persona che va nel Queens. Entriamo anche noi e dopo aver lasciato il nostro compagno di viaggio, ci lasciamo fregare come due scemi dalla tassinara. Non riattiva il tachimetro e per pochi isolati ci chiede 30$!!! Una cifra inaudita. Ma va bè, per lo meno siamo a casa. Non abbiamo più neanche voglia di cenare ma il nostro unico pensiero ora è quello di dormire.

– ritorna all’itinerario con i link alle varie tappe del viaggio-

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